chi siamo

Alberta, Kety e Rita

venerdì 20 dicembre 2013

Aspettando Natale

Quest'anno non sembra neppure che manchino pochi giorni al Natale. Poche decorazioni, poche luminarie, persone poco propense allo shopping frenetico del regalo.. persino pochi panettoni e affini nei supermercati. Beh, non si può certo dire che sia stato un anno da ricordare, fra la crisi imperante, governi che si avvicendano senza risolvere granché, disoccupazione crescente e via dicendo. Non stupisce certo che alle persone manchi lo spirito per festeggiare Natale.
Cotoneaster lactea
Nonostante tutto il Natale per me rappresenta un punto di svolta. Non per il significato religioso, quanto per quello legato alle stagioni. Siamo arrivati al Solstizio d'Inverno, che cade esattamente in questa settimana e segna il giorno più corto dell'anno. Questo significa che d'ora in poi i giorni cominceranno a farsi più lunghi; essendo una persona fortemente influenzata dalla durata giorno-notte e poco amante delle lunghe sere d'inverno, va da sè che d'ora in avanti mi sembrerà di andare in discesa. E poi da gennaio comincio a pensare alla primavera, a dispetto delle gelate mattutine e magari anche della neve, ormai più frequente a febbraio-marzo che a dicembre. Nel frattempo, dato che freddo o no sono sempre all'aperto,  mi godo qualche sorpresa del momento.. dalle bacche rosse dei Cotoneaster lactea a quelle degli agrifogli, dalle fioriture profumate di calicanti e hamamelis a quello della Camellia Yuletide, che sboccia proprio in fondo all'anno.  Che tutti gli anni, crisi o non crisi, si rivestono di colore e mi sembrano i migliori addobbi natalizi che si possano avere.  In attesa delle primavera prossima allora e dell'aumento delle ore di luce non mi resta che augurare a tutti un buon Natale (o Solstizio?) e soprattutto una bellissima, prossima primavera.

lunedì 16 dicembre 2013

A favore dell'albero di Natale vero

Sarà anche un post scontato, ma la domanda che puntualmente viene rivolta a chi si occupa di piante è: qual è l'albero di Natale veramente ecologico? quello vero o quello finto?
Lasciatemelo dire: per me l'albero di Natale di plastica NON è ecologico, anzi, è la più grossa contraddizione che esista al mondo. Come si fa a considerare ecologico un albero che è un derivato del petrolio?  Vero è che un albero di plastica può essere utilizzato per anni e anni, ma è altrettanto vero che nel momento in cui si rompe o verrà gettato per sopraggiunti limiti di età, richiederà anni e anni per essere smaltito, trattandosi di sostanza non degradabile. Senza soffermarci a parlare dei luoghi in cui vengono prodotti, (come per tanti altri oggetti di uso quotidiano a basso costo, il Made in PCR la fa da padrone anche nel mercato natalizio) e delle condizioni lavorative delle persone che li fabbricano.
Per tutti coloro che controbattono di dicendo che per soddisfare la tradizione dell'albero di Natale si disboscano le foreste, mi permetto di dissentire. Gli abeti destinati a quest'uso, provengono da coltivazioni specializzate italiane (sempre meno) ed europee che creano un mercato e quindi occupazione. Se provenienti da ambienti boschivi, sono piante comunque destinate ad essere eliminate, in seguito ai normali diradamenti che vengono effettuati in bosco.
Nei paesi Nordeuropei, dove la cultura del verde e della natura è molto più radicato rispetto ai popoli mediterranei, ho assistito personalmente alla pratica, da parte degli stessi forestali, di destinare gli spazi sotto i tralicci dell'alta tensione, che per ragioni di manutenzione non possono essere occupati da grandi alberi, alla coltivazione degli abeti di Natale.
E lo smaltimento dell'albero di Natale una volta terminate le feste, è piuttosto semplice: difficilmente può essere ripiantato, dopo la permanenza in casa a 24°C e con le poche radici che ha a disposizione, ma di certo può essere bruciato nel caminetto (se lo avete), o tagliato a piccoli pezzi e gettato nell'organico; senza dimenticare che molte catene di grande distribuzione lo ritirano in cambio di un buono spesa, occupandosi di smaltirlo. E per ogni albero che viene venduto, altri ne vengono piantati nei vivai di produzione, nè più e nè meno di come si fa con l'insalata. 
E in fondo ammettiamolo: se l'albero di Natale simboleggia la luce e la rinascita della vita, che senso di vita ha un prodotto di plastica? 
E come rinunciare all'inconfondibile profumo di abete che emana la sua resina e che permea le abitazioni durante le feste?



lunedì 2 dicembre 2013

Rosso Natalizio..

Dato che le festività natalizie stanno incalzando e siamo ufficialmente entrati nel periodo dell'Avvento, vi consiglierei qualche pianta a tema.. di un bel colore rosso Babbo Natale.
La prima è senz'altro la Nandina domestica, che con il suo bel fogliame scarlatto e le bacche vermiglie è la maggior candidata a colorare l'inverno.
Nandina domestica
Ma accanto a lei non si può dimenticare la sua parente nana, la Nandina domestica Fire Power. Di taglia compatta, foglie più grandi, portamento arrotondato e crescita lenta, è adattissima anche in un contenitore, per chi, come me, non dispone di un giardino grande ma solo di un terrazzo di ringhiera. La raccomandazione per entrambe è che prendano il freddo, altrimenti le foglie non si colorano a dovere.
Nandina Fire Power

Cornus alba Elegantissima




Non possiamo poi dimenticare i Cornus alba Elegantissima o Sibirica, i cui rami spogli assumono una bella tonalità corallo, meraviglioso se posto a contrasto con un paesaggio innevato.
Infine l'agrifoglio, immancabile protagonista del Natale in tutte le tradizioni europee. Verde o a foglie variegate è lì, a rallegrare con le sue bacche rosse o con l'oro del fogliame le tristi e fredde giornate di dicembre, e a decorare le case nei periodi delle feste.
Ilex Alaska
A voi la scelta, a me piacciono tutte...Vi lascio con le immagini dei loro colori a riflettere.





lunedì 18 novembre 2013

Agrumi dalla Baronia...

Come sempre Rita è riuscita a non deludermi.. di ritorno dalla Sardegna, balda e pimpante, oltre a una dovuta scorta di pecorini, bottarga di tonno, cannonau e mercanzia del genere, ha riportato anche qualche rarità botanica indigena.

Pompia, il frutto
La più interessante è senza dubbio la Pompia sarda, agrume non ancora ben identificato dai botanici , ma facente parte delle coltivazioni tipiche della zona della Baronia (Nuoro), una via di mezzo fra un limone e un pompelmo, a frutto grosso, giallo e soprattutto immangiabile allo stato fresco, ma ottimo una volta lavorato. Dopo la raccolta, intorno a dicembre, viene lavorato a lungo con il miele e dà origine ad una specie di gelatina-confettura dolce ma con un fondo amarognolo. Può essere consumata tal quale, in associazione con formaggi, oppure arricchita con mandorle e servita rigorosamente su foglie della stessa pianta. Poco conosciuta nel "continente", meriterebbe senz'altro di comparire in ogni collezione di agrumi che si rispetti.
Altra cosa curiosa è il mirto a bacca bianca, che ci siamo riproposte subito di taleare e mettere in produzione per il prossimo anno. 

Dolcetti di pompia
Va da sè che abbiamo festeggiato le nostre novità con una mini-colazione a base di pompia.. che per dovere vi riporto in foto.. Beh, le piante sicuramente ve le possiamo procurare.. i dolci invece erano troppo belli per essere lasciati nel vassoio..... Spero che ci capirete...




giovedì 3 ottobre 2013

Gli ultimi fiori dell'estate

Siamo già entrati in autunno, ma  le temperature clementi permettono ancora ai fiori estivi di sbocciare. Stiamo parlando degli Hibiscus syriacus, che, ingiustamente snobbati da anni, continuano ad aprirsi e lo faranno fino all'arrivo del primo freddo. Insieme agli oleandri sono gli unici capaci di fiorire anche in presenza del caldo torrido, ma, a differenza di questi, proseguono spesso fino a ottobre inoltrato.
Accanto al classico Hibiscus syriacus di seme, dal pallido e diciamolo, un po' slavato colore rosa malva, oggi abbiamo l'imbarazzo della scelta fra una vasta gamma di colori e forme diverse, dal bianco al blu, passando attraverso tutte le gradazioni del rosa e del rosso.
Hibiscus Lavander Chiffon
 Dal fiore semplice al fiore semidoppio e doppio, ce n'è davvero per tutti i gusti e per tutti i tipi di giardino.
Si può optare infatti per lo sgargiante H. Woodbridge, rosso magenta, adatto per giardini un po' scarruffati, di campagna, magari associato a erbacee di prateria quali Rudbeckie o graminacee; oppure scegliere la raffinatezza di un Ultramarine, di un delicato azzurro, particolarmente adatto ad essere associato ad un bianco puro come il White Chiffon, a fiore semidoppio.


Hibiscus Woodbridge

Per chi ha l'animo romantico, consiglio senza dubbio il Lavander Chiffon, semidoppio e di un delicato color lavanda e l'elegante French Point, che, alla raffinatezza delle corolle semidoppie bianco puro, unisce il contrasto rosso porpora dell'occhio centrale. Per chi ama il protagonismo infine ecco due varietà  che non passano inosservate: il Duc de Brabant e il Freedom, rispettivamente a fiore stradoppio e semidoppio, di un bel porpora il primo e rosso violetto il secondo.





Hibiscus Ultramarine
Hibiscus Lavander Chiffon

Hibiscus French Point



Hibiscus Freedom







Qualunque sia la scelta di colori e forme, sappiate di avere piante robuste, affidabili, fiorifere e di poche esigenze, in grado di reggere tanto il caldo estivo quanto il freddo invernale; e che, con l'accortezza di non far loro mancare acqua e una pizzico di concime a lenta cessione a inizio primavera, si possono perfettamente adattare anche in un bel vaso.



Hibiscus Duc de Brabant

mercoledì 7 agosto 2013

Fioriscono in agosto..

Agosto, per i climi mediterranei, è un mese difficile. Il caldo torrido ostacola le fioriture e la maggior parte delle piante, per resistere, vanno a riposo. Se volete il giardino colorato anche in questo periodo non tralasciate di piantare Hibiscus syriacus, Hibiscus moscheatus e Oleandri.
Forti dei loro colori vivaci, che spaziano su tutti i colori dell'iride, fioriscono ininterrottamente per tutta l'estate, agosto compreso, quando il paesaggio sembra un deserto giallo. Provare per credere, o meglio, basta immaginare le nostre autostrade, che dal centro al Sud sono costellate di Oleandri fioriti, tra il gas di scarico delle auto incolonnate delle ferie estive.











Un'unica accortezza: non hanno particolari esigenze di terreno, quanto e soprattutto di fresco in profondità: gli Oleandri sono piante tipiche delle fiumare, cioè canaloni completamente asciutti in estate e percorsi da acqua di pioggia in inverno. Avendo radici molto profonde, riescono ad approvvigionarsi di acqua negli strati più bassi del terreno. Vi garantisco che ho visto Oleandri fioriti nel paesaggio desertico di Almeria,  nella Spagna meridionale, proprio la settimana scorsa.
Nella prossima puntata parleremo invece degli Hibiscus ..

sabato 22 giugno 2013

Una rosa in regalo

Ieri sera, inaspettatamente, ho ricevuto un regalo..Una simpatica signora mi ha inviato la foto del primo fiore sbocciato della sua Rosa Mermaid, che aveva messo a dimora qualche mese fa, scrivendomi che era molto soddisfatta. Mi ha fatto un piacere immenso.. non solo per il gesto carinissimo, quanto nel constatare che per fortuna, nonostante i problemi quotidiani con i quali tutti, bene o male, dobbiamo fare i conti o lamentarci, esistono sempre persone che si rallegrano per un fiore sbocciato, anzi, in questo caso, il primo di una lunga serie di rose fiorite. 
Rosa Mermaid
La Mermaid è effettivamente una rosa sarmentosa che dà soddisfazione. Derivata dalla rosa Bracteata, di origine cinese, è una varietà a fiore scempio, superbamente elegante nella sua semplicità. Le corolle, piuttosto grandi, a 5 petali, giallo primula, circondano una fitta massa di stami color oro, che creano un bellissimo contrasto con la vegetazione. I fiori non durano a lungo, ma vengono emessi a profusione e continuamente fino all'autunno. La fioritura è tardiva, e comincia normalmente a partire da fine maggio-inizio giugno. Il fogliame, verde-lucido e semisempreverde nei climi miti, è molto fitto, il che la rende adattissima a rivestire muri e pergole. Un po' lenta a partire negli stadi giovanili, una volta stabilita manifesta eccezionale vigoria, fino a raggiungere i 9-10 metri di altezza e altrettanti di larghezza. Esige pertanto, (e se lo merita) tutto lo spazio assolato che c'è, perchè sarebbe un peccato dover sacrificare parte della sua bellezza. Non richiede interventi di potatura, tranne che per eliminare rami molto vecchi o, come spesso succede, per contenerne l'invadenza. Unica pecca, se così vogliamo definirla, sono le spine, robuste, molto numerose e leggermente curvate a uncino alle estremità, con le quali, vi assicuro, si difende efficacemente. Caso mai decidiate di farla crescere su una rete di confine, sappiate che rappresenta un ottimo deterrente all'ingresso di estranei, quasi come un buon antifurto.
Date le sue caratteristiche di affidabilità, frugalità e rifiorenza, è da sempre una delle rose più utilizzate dai giardinieri e paesaggisti, specie nei giardini di campagna o nelle vecchie case padronali, dove fanno bella mostra di sè, appoggiate ai muri in pietra, con un fascino squisitamente retrò. Un po' per la sua esuberanza, ma soprattutto per la sua bellezza, sconsiglio di accostarla ad altre varietà. L'unico accostamenteo che potrei pensare è quello con la Rosa banksiae Lutea, altro rambler vigorosissimo, con i suoi lunghi tralci flessuosi e senza spine, anche'essi semisempreverdi nei cliimi miti. A inizio maggio si ricopre di un'esplosione di piccoli fiori doppi, riuniti in grappoli di color giallo-crema. La fioritura, benchè duri da 2 a 3 settimane e non si ripeta, è davvero strabiliante, e vale davvero l'aspettativa. A termine fioritura verrà sostituita dalla Mermaid, che continuerà imperterrita fino ll'autunno. Un'unica raccomandazione: dato l'istinto di primedonne di entrambe, posizionatele a debita distanza, per impedir loro di contrastarsi.
Rosa banksiae Lutea

martedì 18 giugno 2013

..una pianta Diabolica...

Confesso che la prima volta che l'ho vista è stata in una foto inviata da un cliente svizzero. Con quelle foglie verdi così uguali a quelle del Viburnum opulus, ho tranquillamente detto al simpatico signore che la pianta in questione, di cui aveva fotografato una bellissima siepe, era un Viburnum opulus.. Solo qualche anno dopo ho scoperto di avergli detto un'enorme castroneria. Mi avrà perdonato, spero.. Il Physocarpus, perchè di questo in realtà si trattava, non era ancora granchè diffusa in Italia, mentre i baldi vivaisti d'Oltralpe, sempre a caccia di qualcosa di diverso in giro per il mondo, l'avevano già importato dal Nordamerica e cominciato a sperimentare. E a ragione, dato che, come rappresentante della famiglia delle Rosacee, è una "piantaccia" rustica e frugale, che cresce bene ovunque e adattissima, ad esempio, contro l'erosione. Non paghi del risultato, troppo simile al già comunissimo Pallon di Maggio (il Viburnum opulus Sterile, appunto) hanno pensato di indagare a fondo e proporre una bellissima mutazione di Physocarpus opulifolius a foglia rossa, che, per chissà quale ragione hanno ribattezzato Diabolo®. Nato per caso da una mutazione, è caratterizzao da un colore rosso porpora del fogliame, che rimane tale per tutta la stagione vegetativa, specie se la pianta viene esposta in pieno sole. I fiori, che compaiono a maggio, sono riuniti in corimbi sferici di color bianco-rosato in boccio, e bianco-crema una volta aperti, che contrastano piacevolmente con la vegetazione. Ad essi fanno seguito mazzetti di bacche rosso-vivo, per nulla nascosti dal colore delle foglie. 
Physocarpus opulifolius Diabolo®
A parte il nome, davvero poco rassicurante, è una pianta di grande presenza in giardino, che crea bellissime macchie di colore, specie se si ha l'accortezza di accostarla a tonalità di fogliame verde-chiaro, come il corbezzolo, il Cotinus, lo stesso Pallon di Maggio, i Philadelphus. Oppure con arbusti a foglia grigia, come il Teucrium, la Lavanda, o, per chi ama le sperimentazioni, con cespuglioni di Cortaderia sellowiana  (erba della Pampa).
Dettaglio dei fiori
Rustico e frugale come il suo progenitore, deve essere coltivato in pieno sole per fiorire, mantenere il colore del fogliame e fruttificare; se non bastasse, l'ottimo apparato radicale e la sua tendenza a emettere getti basali, ne fanno un'ottima alleata contro le erosioni di scarpata.
Necessita., ogni 3-4 anni, di una energica potatura di ritorno sui rami più vecchi, anche se un altro elemento decorativo della pianta è la corteccia, che nella stagione invernale si fessura longitudinalmente e si stacca, mostrando gli strati sottostanti di color rosso cupo. Dato che il lavoro degli ibridatori è instancabile, sono stati selezionate altre varietà dello stesso gruppo, tutti con il comune denominatore della foglia purpurea. Tanto per citarne qualcuno, abbiamo il Physocarpus Summer Wine®, dalla foglia più laciniata, sempre di color vino; o il Diable d'Or®, con la variante dei riflessi arancio-fiamma sulla vegetazione giovane.
Physocarpus Summer Wine®
Physocarpus opulifolius Diable d' Or®
Entrambi hanno le stesse caratteristiche ed esigenze di coltivazione. Non so spiegarmi perchè, nonostante la già datata introduzione sul mercato, ancora non abbia avuto fortuna. Sarà forse per il nome, così infernale..o perchè è troppo facile da coltivare, quindi non incontra il favore dei giardinieri più esigenti che devono dire "a me riesce di coltivare ciò che è impossibile ai più..". Perchè davvero non le manca nulla.. fascino, adattabilità, colore, resistenza alle malattie. Personalmente, se avessi un giardino, la userei a profusione.. ma ahimè, sono dotata solo di 10 mq di terrazzo, e una pianta del genere, per quanto ne sia stata molto tentata, sarebbe davvero sprecata. Mi rassegnerò a coltivarla in vivaio, sperando che prima o poi le venga riconosciuto il ruolo che merita...

giovedì 13 giugno 2013

Sperdute in un'isola del Mediterraneo. Sardegna magnifica!!

Quattro giorni fra Gennargentu e Sovramonte e non solo, immerse in un antico paesaggio fatto di rocce, piante e animali. Un paesaggio forte, capace di emozionare, dove il senso di solitudine può essere profondo, tanto da far percepire interiormente la grandezza dell'universo. La flora della Sardegna conta circa 340 endemismi (e non poteva essere altrimenti dato il suo geologico isolamento!!) fra cui Ribes sandalioticum, Ophrys apifera (in sardo orchidea apiscedda), Cerastium supramontanum, Scrophularia trifoliata (Scrophularia di Sardegna, in sardo Urtiga maseda), Centaurea orrida, Arum pictum, Aquilegia nugorensis (Aquilegia del nuorese), tutte rigorosamente protette.
Ciò che ci ha colpito profondamente è la cura del territorio da parte dei suoi abitanti, il profondo senso di identità e appartenenza, che trascende dall'essere nati in un determinato territorio. Antiche tradizioni mantenute nel tempo, ripetute ogni anno da sempre e non solo per la gioia dei turisti.

Cerastium supramontanum
Rita seduta sulla foresta pietrificata di Martis

Ophrys apifera
Paeonia sarda

domenica 9 giugno 2013

Non chiamateli soltanto Gerani

In uno dei viaggi di un Pollice rosa, mi sono imbattuta per caso nella festa del patio fiorito a Cordoba, nell'assolata Andalusia. Vi assicuro che, folla a parte, è uno spettacolo unico nella sua semplicità. Il patio, o corte interna tipica di qualsiasi casa araba, protetto da alte mura e imbiancato a calce, nato per difendere le persone dal caldo estivo accecante, diventa un angolo incantevole, che sul principio dell'estate si colora di toni sgargianti, dati tanto dai fiori quanto dai vasi di terracotta. Ciascun proprietario che vuole partecipare all'esibizione, (perchè è di case private che si tratta), prepara il suo patio arredandolo con piante di tutti i tipi, gerani e pelargoni  di tutte le specie in primis, e nella settimana della festa lo apre al pubblico per farlo ammirare. Al di là del gesto di aprire letteralmente la propria casa agli ospiti, che testimonia la proverbiale ospitalità degli andalusi e del Sud in generale, lo spettacolo è avvincente. Uno spettacolo giocato su due-tre toni di colore che contrastano meravigliosamente con il bianco delle pareti e risaltano nella luce calda e forte dell'Andalusia. Niente artifici particolari, nè giardinieri manutentori.. solo l'opera paziente delle persone che appendono vasi colorati contenenti piante banali e altrettanto colorate. Va detto che a Cordoba, complice il clima, il geranio sverna tranquillamente pur senza fiorire. Ma vi assicuro che anche in inverno la vista dei patio arredati semplicemente di terracotta e piante verdi per l'assenza di fiori è piacevolissimo. Questo per dimostrare che non serve essere giardinieri o paesaggisti per creare un angolo di tranquillità: talora bastano piante banali e un pizzico di buon gusto, molta pazienza di coltivare e.. saper aspettare il momento opportuno per goderselo in tutto il suo splendore. Le immagini d'altronde, parlano da sè...
Francesca







venerdì 7 giugno 2013

I volti dei Pollici Rosa


Ci siamo dati un nome d'arte, che ricordi il proverbiale pollice verde, imprescindibile per chi lavora con le piante. Ma in questo caso in rosa, perchè siamo tutte donne. Donne che hanno un nome, un volto e che non sempre sono nate con il destino definito, ma si sono scelte a poco a poco una strada. Come Enrica, una dei nostri Pollici più giovani, e proprio per questo più importanti, perchè servono sempre energie ed idee nuove..
Qui c'è la sua storia, che dimostra che Pollici verdi (o rosa..) si diventa, non si nasce. Basta avere voglia, passione e curiosità. E dimostra anche che la nostra è una realtà in continua evoluzione.


Nel 1999 quando iniziai a lavorare nella nostra  azienda familiare, per me era tutt’ altro che un lavoro! Forse un gioco, divertimento, pure passatempo…..    

Preso il diploma all’ Istituto Agrario Barone Carlo De Franceschi, ho deciso di lavorare nell’azienda di famiglia per avere il mio stipendio mensile e guadagnarmi onestamente i miei soldi.

All’inizio non  conoscevo bene tutte le piante in produzione, ma si sa, gli anni passano e se il lavoro che svolgi un po’ ti  piace, poi ti prende l’anima…. proprio come è successo a me! 

Diciamo che il nostro (quello tra me e il mio lavoro…) non è stato amore a prima vista….ci siamo un po’ studiati  e con il tempo mi è entrato nel cuore!!

Lavoro nell’azienda da quasi 12 anni e l’ho vista crescere, l’ho vista cambiare.

Sono orgogliosa di questi 15000 mq  di terreno, che mio padre e mia madre hanno fatto fruttare.

Generalmente la nostra produzione si concentra sulla crescita delle conifere, ma da quando anche io faccio parte di questa società, nella mia mente è cominciata a balenare un’idea…..Perchè non cominciare ad espandere la nostra produzione? Con arbusti da fiore, cercando di dare un tocco colorato in mezzo a tutto  questo verde?

Ed è questo il mio prossimo progetto.

Arbusti colorati che colorino almeno un po’ questa mia azienda!!!

Vedere crescere quei piccoli tronchetti, chiamate talee, metterle poi in vaso  per poi esser pronte alla vendita,…insomma vedere tutto il loro percorso di crescita, sono per me motivo di orgoglio, ancor più dopo la dipartita di mia madre!

Non sono solo piante, sono piccole creature che ogni giorno hanno bisogno di considerazione, rispetto e perché no, anche di amore.

Penso di poter benissimo dire e con un certo orgoglio anche, che il mio è il più bell’ufficio che ci sia!!!

Enrica


domenica 2 giugno 2013

Il nome dell'Ortensia


E parlando d'amore .... !!
é proprio cosi che è nato il nome ortensia ..
Hydrangea  è un genere di piante della famiglia delle Hydrangeaceae, originarie della Cina e del Giappone, comunemente note come Ortensie. Tale nome volgare fu imposto alla pianta dal naturalista Philibert Commerson che la introdusse dalle ombrose foreste della Cina in Europa nel  XVIII secolo, avendo compiuto tra il 1766 e il 1769. uno dei primi viaggi intorno alla terra alla scoperta di nuove piante, insieme con il navigatore Louis Antoine de Bougainville. Egli, innamoratosi di Hortense Lapeaute, moglie dell'astronomo Jerome la Lande e da lei ricambiato, volle eternare la loro storia d'amore battezzando la pianta con il nome dell'amata.  

Presentazione del libro "Ballando sui Tavoli" di Rita Paoli nell'ambito della festa delle ortensie Bolsena Viterbo

...chi l'avrebbe mai detto.. forse nemmeno Rita stessa che un giorno avrebbe scritto un libro. Un libro piccolo, fresco, vivace, che rispecchia il suo modo di essere. Un libro che parla in un lampo della sua vita, della sua passione trasformata in un lavoro, delle persone che ha conosciuto tramite le sue piante, del modo in cui abbiamo cementato la nostra amicizia.. ballando sui tavoli di un pub di Gent. Quello che doveva essere un gesto allegro per rallegrare una serata un po' spenta è diventato addirittura il titolo di una pubblicazione. Confesso che la mattina seguente ho capito abbastanza poco del convegno sulle Ortensie, VERO scopo del viaggio. Già, perchè il viaggio fatto con lei non era esattamente di vacanza. Ci siamo incontrate nello stesso gruppo in partenza dall'Italia insieme agli Amici delle Ortensie, per partecipare al Primo convegno internazionale sul genere Hydrangea, organizzato nella sede dell'Università di Gent. Poi, non si sa come, quella sera abbiamo deciso di uscire, dopo una giornata a disquisire sul perchè e sul percome della classificazione delle H. serrata e macrophylla, fra un'analisi di DNA e una conta di stami e pistilli.. Confesso che dentro quel pub una (o forse due?) buone birre ci hanno aiutato a rilassarci.. ma tant'è, anche senza birre sarebbe capitato lo stesso.Siamo fatte così.  L'atmosfera era talmente triste e la musica talmente "dance" che siamo salite su quella panca, e poi su quel tavolo, trascinando le folle con un ballo improvvisato, manco fossimo delle rockstar. Ammetto con orgoglio che è stato un successone, il locale ha registrato il tutto esaurito come forse mai era successo prima, probabilmente nemmeno in occasione della sua apertura. Però da quel ballo improvvisato e da quella serata allegra e sudata è successo qualcosa di più: è nato un sodalizio che ci avrebbe portato, diversi anni dopo, a fondare i Pollici Rosa, idea che ha gettato lo scompiglio nel rurale mondo pistoiese, più o meno quanto lo scompiglio che siamo riuscite a creare in quel pub nell'ormai lontano 2007. Con la speranza che anche questo diventi, nel tempo, un successone..

sabato 1 giugno 2013

I segreti della Salvia


Il nome stesso di questa pianta è testimone delle virtù che gli antichi Romani le riconoscevano: infatti salvia ha la stessa radice del verbo salvare e della parola salus (salvezza, ma anche salute).
Presso i Romani la salvia doveva essere raccolta con un rituale particolare, senza l'intervento di oggetti di ferro, in tunica bianca e con i piedi scalzi e ben lavati.
Prima e dopo i Romani, dagli Egizi alla farmacopea medioevale, la salvia fu sempre apprezzatissima in erboristeria e non a caso Linneo le attribuì il nome di officinalis.
Tra i principali effetti, la salvia ha efficacia antisettica ed è anche digestiva e calmante. Le sono attribuiti altri effetti, ma non su tutti c'è concordia di vedute.
Secondo un'antica tradizione inoltre la Salvia officinalis può essere utilizzata per curare un'eccessiva sudorazione: si prepara un infuso con la Salvia officinalis e si praticano tamponamenti della zona da trattare.



Dubbi sulla Potatura??

Pollici Rosa PISTOIA come si potano alcune ortensie ? scrivi a info@pollicirosa.com